Remo Remotti

La Vita e l'Arte.

La vita. 
L'arte. 
L'arte di vivere. 
La vita come opera d'arte. 
Vivere per lavorare o lavorare per vivere?
Il non fare è altrettanto importante del fare.
(Osho) 

Cézanne per lavorare, non andò nemmeno al funerale della madre. Van Gogh lavorava anche di notte con delle candele accese, conficcate nel nastro del suo cappello. 

Anche Dostoiesky lavorava cli notte e il giorno lo passava al tavolo da gioco. 

Picabia - che se lo poteva permettere - al suo lavoro, alternava scorrazzate in macchine da corsa con delle donne. 

Turner disegnava legato alle polene dei velieri, mentre Vittorio Alfieri - per lavorare e non cedere alle tentazioni - si faceva legare ad una sedia. 

Brancusi lavorò quasi tutta la sua vita isolato in una specie di bunker né più né meno come la "Murata Viva" Emily Dickinson o il nostro Alberto Burri. 

In semi-isolamento con le sue sorelle, visse e lavorò a Bologna Giorgio Morandi, come fece Giacomo Balla a Roma, in compagnia delle sue due figlie. Gauguin lasciò moglie, figli, lavoro sicuro, per dedicar-si totalmente alla sua arte e alla sua vita avventurosa. 

L'equilibrio non si addice agli artisti. Leonardo fu accusato di corrompere minori, mentre Caravaggio uccise un uomo e Beethoven fu arrestato perché scambiato per un accattone, un bell'esempio di equilibrio tra arte e vita ci è dato invece dal grande Goethe. 

E secondo me un esempio altrettanto positivo ci è dato dalla nostra amica pittrice Anna Romanello. Lei soltanto nata in Calabria, è stata capace di studiare arte a Parigi, vivere a Roma, insegnare a Napoli, fare mostre a New York portando avanti validamente non solo la sua arte ma anche la sua professione di moglie e di madre. 

È una donna dell'Ariete e nei miei libretti di astrologia, leggo "le donne dell'Ariete si aprono la strada col ma-chete nella giungla della vita". 

Noi tutti ammiriamo non solo la tua arte, ma anche la tua "arte di vivere".. 

Remo Remotti, marzo 1996

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