Lori Falcolini

Forme Incise.

Dopo l’universo ctonio delle Domus Romane del Celio, Anna Romanello solca nuovi teatri del segno. Forme Incise mettono in scena “interni”, esprimono il reale da una prospettiva animica senza ritrarne la concretezza bensì mostrando il mistero. Le immagini fotografiche, riscritte dall’intensità di un gesto che performa il segno, si mostrano all’osservatore nel loro inquieto stare. 

Ricordano quasi le realtà reinventate di Franco Fontana o le oscurità luminose di Magritte le nuvole di Forme Incise chiamate verso l’interno da scritture illeggibili, segni grafici sciamanti dal fuori al dentro e viceversa. La poltrona è una presenza surreale che recita la sua immobilità tra velature guizzanti di colore e turbini elettrici. La voluta a spirale di un capitello sembra invece un alieno affondato, insieme al suo riflesso, in un interno di colore furioso e abissale.

Come teorizzava il maestro innovatore dell’incisione, Hayter, il supporto incisorio è corpo vivo e la punta che incide uno strumento che indaga la complessità del mondo interiore. Così, il segno incisorio della Romanello, artista-performer di fama internazionale, penetra con forza nella materia, disegna colori e tramature leggere di luce solcando emozioni. L’immagine rappresentata si apre e si chiude in se stessa, esterno che è interno. Il segno migrando con la stessa drammaticità dalla fotografia, al plexiglass, alla tela, come su lastra metallica, racconta un percorso di stratificazioni fatto di studio e sperimentazione. 

Dai paesaggi di Sibari, luogo ancestrale legato alle dee della fertilità, questa artista ha mutuato i verdi, l’ocra e gli aranci, quasi, un cromatismo interiore radicato nella sua terra. Eppure nomade. Per questo in alcune opere si avverte lo spirito inquieto “di un certo espressionismo astratto” che sovverte forme e materia attraverso il gesto incisorio. Come ha scritto Ludovico Pratesi, il segno dissacrante della Romanello ricorda “i rayogrammi di Man Ray…”.

Forme Incise fanno venire in mente contenitori alchemici entro cui ogni cosa trasmuta.

“Una nuvola bianca è un mistero; si lascia trasportare dal vento, non resiste, non lotta, e si libra al di sopra di ogni cosa. Tutte le dimensioni e tutte le direzioni le appartengono. Le nuvole bianche non hanno una provenienza precisa e non hanno una meta; il loro semplice essere in questo momento è perfezione.” (Osho Rajneesh)

Lori Falcolini, 2017

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